Il Territorio
I nostri vigneti nel cuore dell’Irpinia
L'Ager Taurasinus
Zona di produzione
La zona di produzione della DOCG Taurasi, abbraccia una serie di rilievi collinari o pedemontani compresi tra i 400 ed i 700 metri slm che accompagnano il corso del fiume Calore e fanno parte della dorsale appenninica; comprende l’intero territorio amministrativo dei 17 comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano della provincia di Avellino
Il Terroir
«I terreni hanno profili giovani e immaturi e poggiano il più delle volte direttamente sui loro substrati pedogenetici, sia roccia dura e compatta sia rocce tenere argillose e sabbiose.»
Lo scheletro, sia siliceo che calcareo, è scarsamente presente mentre abbonda l’argilla (fino al 50% della terra fine), qualche volta mista a limo e/o sabbia per cui sono presenti terreni pesanti (argillosi, argillo-limosi) e terreni leggeri (sabbio-argillosi)
I terreni presentano altresì una buona presenza di calcare, ossido di potassio e magnesio scambiabile, Questo elemento influenza positivamente la lignificazione e le caratteristiche organolettiche dei vini.
L’elevata presenza di argilla preserva i terreni dalla siccità estiva e quindi consente una più regolare maturazione delle uve ed un normale livello di acidità. La ricchezza in potassio e magnesio conferisce ai vini intensità di profumi, buona struttura ed equilibrio.
Il Clima
Il clima è di tipo continentale con forti escursioni termiche e bassa piovosità. I giorni di sole sono molto elevati così come frequenti sono le gelate primaverili, anche tardive. Le escursioni termiche giornaliere sono, da luglio a settembre, molto accentuate.
Taurasi, una storia millenaria
Il nome del vino trae origine dalla storica e antica Taurasia, distrutta dai Romani nel 268 a.C. In questa cittadina e nei Campi Taurasini (“Ager Taurasinus”) negli anni 181-180 a.C. i Romani trasferirono una popolazione di Liguri-Apuani, di stirpe celtica e questi, trovando delle zone molto fertili, ripresero la coltivazione dei campi e della vite cosiddetta “greca”. Nel 42 a.C. Dopo la battaglia di Filippo in Macedonia, il territorio di Taurasia venne assegnato ai soldati romani veterani che vinificano la “vitis ellenica” da loro portata dalla Macedonia. Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita, accenna ad una “Taurasia dalle vigne opime” fornitrice di ottimo vino per l’Impero dove si allevava la vite Greca o Ellenica. Invece risale al 1167 d.C. il primo documento conosciuto nel quale viene citata la vite in Taurasi che gli Spagnoli chiamavano vite “Aglianica”; e furono proprio gli spagnoli che, a causa della loro pronuncia, trasformarono il nome della vite da Ellenico in Aglianico.
L’Aglianico è un vitigno scontroso: matura tardi, è intenso e brusco in principio, difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, con tannini che richiedono tempo per essere ammorbiditi ed acidità che gli assicura il tempo necessario affinché venga levigato. Inimitabile nei sentori di viola, di amarene, sottobosco e piccoli frutti rossi, la sua vinificazione con successivo affinamento lo può rendere eccelso.
L’anno 1928 rappresenta la vendemmia simbolo della rinascita del Taurasi. Tutta l’Europa è sconvolta dalla fillossera che ha distrutto i vigneti dei migliori distretti francesi e del nord Italia; a Taurasi la fillossera non è ancora arrivata, grazie ai terreni campani, sabbiosi e vulcanici, che ne impediscono la prolificazione. In quell’anno dalla “ferrovia del vino” di Taurasi partono interi vagoni di vino Aglianico, per rinsanguare i principali distretti viticoli toscani, piemontesi e di Bordeaux.
La fillossera si farà sentire al Sud Italia solo verso gli anni ’50 e nel 1948 riparte anche a Taurasi la ricostruzione di quegli impianti colpiti dal parassita, che ha risparmiato solo i vigneti su suoli vulcanici-sabbiosi, che pure in Campania sono tanti ed in produzione ancora oggi.
E’ solo nel dopoguerra, nel 1958, che sulla spinta della ricostruzione, riprende una produzione di vino di qualità e l’Aglianico si trova a competere con i nuovi vitigni che vengono impiantati su piede americano.
Il 1970 dà il primo Taurasi DOC, che il Disciplinare prevede come vino di sole uve Aglianico, con piccole concessioni (15%) ai vitigni locali Piedirosso, Mantonico e dal 2001 anche agli onnipresenti Cabernet e Merlot.
Nel 1993, un grande millesimo, il Taurasi arriva al riconoscimento della DOCG, che resta l’unico di tutto il Centro-Sud fino al 2003, anno del riconoscimento della DOCG agli altri due grandi vini Irpini, il Fiano ed il Greco.